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Archive for marzo 2009

homophobia_noDicono sia una vita difficile per gay e lesbiche in Europa. Di difficile c’è solo il superamento di una vergogna che nega diritti e usa soprusi di cittadini verso altri cittadini; dello Stato verso i suoi cittadini. Accade in Italia e in altri paesi dell’eruopa dell’est.
A raccontare questa triste realtà è l’Agenzia dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, in un dossier che parla di omofobia e discriminazioni negli Stati membri dell’UE.
Così, mentre molti Stati membri riconoscono alla propria comunità GLBT diritti e doveri; in Italia e in qualche altro paese, le persone GLBT sono apolidi dei diritti e sempre più spesso discriminati, vessati in famiglia o nei propri posti di lavoro, vittime di mobbing, “invisibili” per non subire danni e ostracismi alla propria persona.
Se gli omosessuali non hanno nessun problema coi vicini di casa in Germania, Francia, Spagna, Regno Unito e altri stati, in Italia vengono mal visti alla pari dei paesi dell’ex blocco sovietico.
Anche sui diritti alle coppie di fatto omosessuali siamo indietro, dicono per colpa della Chiesa; diciamo per colpa dei legislatori più pronti a seguire i dettami vaticani che non quelli dei suoi cittadini.
Ora, il Parlamento Europeo lavorerà ad una direttiva che inviti tutti gli Stati membri ad approvare leggi di tutela per le comunità GLBT. Ma in Italia, credo, non accadrà nulla. I nostri legislatori, di destra o sinistra, a certe democrazie si fanno sordi e insensibili.
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logofinalSi fa di tutto per apparire belli, seducenti, piacevoli. Riguarda le donne e gli uomini, questi ultimi sempre più impegnati a cospargere il proprio corpo di creme e ungenti e dosare la propria alimentazione. E riguarda anche i gay. In questa spasmodica ricerca della bellezza a tutti i costi, si finisce per entrare nella patologia dei disturbi alimentari, in crescita nel sesso maschile. Lo dice uno studio, pubblicato in questi giorni da ANRED che lancia un campanello di allarme per i maschietti eterosessuali e per i gay che sviluppano disturbi alimentari per diverse ragioni.
Secondo l’ANRED, alcuni fattori che portano i maschi ai disturbi alimentari sono: l’essere in sovrappeso o grasso; fare una dieta per migliorare il proprio aspetto; essere un membro della comunità gay; fare uno sport che richiede un fisico magro; vivere l’ossessione delle diete e del bell’aspetto fisico.
Per i gay la tendenza è quella di concentrarsi sulla propria immagine corporea, l’aspetto, l’apparire seducente e quindi a seguire diete disordinate e alimentazioni che rendono vulnerabile la propria salute. C’è anche un feedback negativo da parte della società che non aiuta a viversi meglio.
In America, secondo ANRED, riguarda il 5 per cento della popolazione che sale al 45 per cento col resto della popolazione maschile.
Succede anche che per molti sportivi, la voglia di eccellere e vincere a tutti i costi contribuisce alla comparsa dei sintomi dei disturbi alimentari. E poi anche i problemi sociali come il bullismo che colpisce i giovanissimi sovrappeso, spesso derisi e presi in giro a causa del loro sovrappeso. E spesso è anche questo a creare sentimenti negativi e a liberarsi in maniera disordinata del peso in eccesso.
Lo studio pone l’accento sul fatto che gli uomini oggi sono molto più preoccupati del proprio aspetto fisico di quanto non lo fossero in passato.
Le soluzioni, secondo lo studio ANRED, sono quelle di superare la vergogna di sentirsi affetto da disturbi alimentari e sottoporsi all’assistenza medica.
«Per molti uomini, spiega Brad Kennington, direttore di un centro di trattamento dei disturbi alimentari in Texas, la paura di scoprire questo disordine e di entrare in terapia è che gli altri lo possano vedere come una “femminuccia” o un gay assoluto. Gli uomini sono lenti a cercare un aiuto medico».
Al Centro Austin Sendero, i pazienti imparano uno stile di vita sano, facendo fitness, una corretta alimentazione e terapie per sviluppare un rapporto corretto con i coetanei, la famiglia e loro stessi.

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anthony_2Se volete farvi curiose domande e darvi melodiche risposte, c’è una ottima occasione stasera a milano: il concerto di Antony and the Johnsons. Meglio, suggerisco, non farsi domande e non darsi risposte se non ascoltare questa incredibile voce che ha incantato i padri del rock, da Lou Reed a Elton John, a David Bowie.
«In quella voce – diceva Diamanda Galas – puoi sentire tutte le emozioni del pianeta». Ad Antony gli basta incidere I Am A Bird Now per diventare l’alfiere del nuovo romanticismo lirico, icona della musica newyorkese. A 18 anni, quando frequenta l’Università a Santa Cruz, in California, mette in scena due performance ispirate a John Waters e a Divine. Poi a New York scopre lo scintillio delle paillettes, delle drag queen, dell’effervescente ambiente po e underground: «Amavo quegli artisti… Joey Arias, Dean Johnson, Phoebe Legere. Erano così eleganti e punk. Mi ispirò soprattutto Joey che cantava “A Hard Day’s Night” vestito da Billie Holiday”, dichiarò Antony.
Gli anni, felicitati da Antony sono quelli del trasformismo musicale e scenografico, nonché dei costumi. Si vestono con treccine e coloratissimi abiti i Culture Club; c’è Lena Lovich e Nina Hagen che sembrano uscite da un negozio di bambole barocche e c’è un Elton John che indossa zatteroni e panta da icona checco-rock.
Più di tutti, il travestitismo appartiene a David Bowie che cura i suoi vestiti “femminili” quasi al pari delle sue irriverenti e passionali, splendide liriche.
Insomma, il gay rock ha le sue icone, i suoi rappresentanti che scintillano di successo e di dorata vita.
Antony è tutto quel mondo gay rock che stravolge ogni sensazione di perbenismo culturale e musicale di cui oggi sembra non se ne possa fare a meno. Lui, il transgender, l’artista, le note che escono dal suo pianoforte. Per Boy George scrisse l’inno amicale You are my sister; riesce una liaison cinematografica dove Antony canta I Feel In Love With A Dead Boy dinanzi a un pubblico di transessuali parigini.
Dicono che oggi Antony, voglia più spettacolarizzare il suo piano che non la sua poco abbagliante bellezza. Come se non bastassero le sue liriche a far sognare un mondo sempre più piatto e che non sa più neanche giocare con le sue mille e ancor più trasformazioni al maschile o femminile che siano.

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L’organizzazione si chiama Glaad (Gay & Lesbian alliance against defamation), e in America è conosciuta e apprezzata per l’annuale “GLAAD Media Awards”, premi che vengono assegnati ai media, ai singoli, alle star che si battono contro l’omofobia e rendono migliore la vita di gay e lesbiche. Scopo di GLAAD è infatti quello di promuovere e garantire una concorrenza leale, leale e inclusiva di rapprsentanza delle persone e degli eventi nei mezzi di comunicazione come mezzi per eliminare l’omofobia e la discriminazione basata sul genere e orientamento sessuale.
Lo scorso anno, il GLAAD Media Awards fu seguito da 84 milioni di persone e quest’anno ha bissato il successo alla prima serata tenuta a New York City, sabato 28 marzo. Gli altri due appuntamenti saranno, il 18 aprile a Los Angeles e il 9 maggio a San Francisco.
tyraA New York i primi premi sono stati assegnati nel ventennale dei GLAAD Media Awards, a quanti si sono distinti, lo scorso anno, sui temi di difesa e lotta omosessuali e contro ogni omofobia.
IL GLAAD Media Awards non ha eguali nel mondo per il numero di corporate sponsor che mostrano fattivamente il loro sostegno alle tre serate (più di 100 marchi, dalla vodka, alle auto, alle major cinematografiche, assicurazioni, etc); si avvale di 150 punti vendita di gadget e biglietti e di 5 mila tra artisti e ospiti vip presenti alle tre serate. Fanno da cornice allo spettacolo, cocktails, party e aste di beneficenza.
A gennaio GLAAD aveva annunciato 125 candidature in 26 categorie di lingua inglese e 60 di lingua spagnola in 15 categorie. L’elenco completo!.

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img440Fresco di uscita del suo nuovo album “Electric Jam” il bravissimo cantautore napoletano, Pino Daniele, sbarca domani a X Factor e duetterà con J Ax, sapete?, quello de “I vecchietti fanno o”.
Altra ospite, la brava Malika Ayane che si è imposta al grande pubblico con “Feeling Better”.
In gara i cinque artisti che molti oramai trattano da vere star, avendo un pubblico di veri e propri fans.
Mara Maionchi ha i “The Bastard Sons of Dioniso”. Morgan ha Matteo e Noemi, voci sostenute (Noemi canterà una canzone di Tina Turner “What’s Love Got To Do With It”). Per Simona Ventura, gareggeranno Jury e Daniele (che canterà anche una canzone di Pino Daniele “A me mi piace o blues”.
Tutti gli artisti in gara, saranno accompagnati da una band per l’esecuzione dei brani in versione unplugged.
Intanto si avvicina la finalissima, confermata sull’ammiraglia Rai, che quindi avrà una maggiore audience.
Dimenticavo: Enrico Ruggeri, sarà anche lui ospite andando a sedere come giudice tra il trio Maionchi-Morgan-Venturi.

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img439Tra i presidenti onorari dell’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti), figurano Laura Balbo, Margherita HacK, Piergiorgio Odifreddi, Sergio Staino. Il loro sito, recentemente è stato preso d’assalto, nei primi tre mesi di quest’anno, da una marea di cittadini, forse stanchi dell’invasione vaticana e dei suoi alti prelati, che hanno scaricato il modulo per sbattezzarsi.
Il segretario nazionale, Raffaele Carcano, dichiara che ogni giorno all’Uaar arrivano 4 o 5 telefonate che chiedono informazioni su come rinunciare al battesimo. Ma la cosa che più impressiona è che in 3 mesi sono stati scaricati dal loro sito 6 mila moduli di richiesta per lo sbattezzo.
La Uaar, comunque, non ha cifre ufficiali e precise su quanti poi si sbattezzano realmente. Lo scorso 25 ottobre, nella sola Bologna, furono più di mille le raccomandate che furono spedite alle parrocchie dove si era stati battezzati, per chiederne l’annullamento.
Uaar non si occupa solamente di sbattezzi, ma di tutta una serie di questioni e problemi che riguardano la vera ed effettiva laicità dello Stato Italiano.

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