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Posts Tagged ‘Sanremo’

img408Il successo sanremese “Sincerità” è al sesto posto dei singoli più venduti ed è la più scaricata insieme all’altro vincitore “big” Marco Carta, su internet. Entrambi  stanno assaporando il dolce miele del successo  e in qualche modo si assomigliano  nella  ingenua freschezza. Marco è andato ad  “Amici” e l’ha vinto e conquistato; Arisa ci aveva fatto un pensierino per dire all’Italia che voleva e sapeva cantare. Carta E Arisa hanno in comune anche la casa discografica. Oggi,  la vincitrice del Sanremo dei giovani, si racconta suòlla Stampa a  Raffaella Silipo. Ne esce una immagine  che stiamo imparando a conoscere; una Arisa  che  seppur lentamente sta conquistando  con la sua voce e quel suo incedere   come un simpatico sbirulino.

Donna semplice, donna di musica; Arisa, alias Rosalba Pipa, scaraventata da Pignola, provincia di Potenza,  con querl suo acronimo che raggruppa i suoi affetti ed esce fuori un’Arisa dei suoni e delle vendite discografiche. Brava!

Lei che racconta a La Stampa che non ha il fisico per fare la bellona; che le piace la televisione che non esiste più, quella educata e divertente; che da bambina ha assaporato la cattiveria della gente per il suo essere “diversa” dai modelli che i paesani cercavano di imitare e che non riuscivano a trovare in lei. «Loro guardano te, tu guardi loro e ti chiedi: sono io a essere sbagliata?». Ecco, una così merita il successo. E il rispetto!

Ora, la rivelazione di Sanremo è contenta per come vanno le cose; ma se un giorno il sogno svanisse… «Nessun problema, tornerei a lavorare come estetista, avere un lavoro è essere liberi. A volte mi sembra tutto irreale: ieri una ragazzina mi ha chiesto l’autografo e le tremavano le mani, le ho detto “Ma sei matta? Mi hai visto bene?”». Ecco, questa è la disincantata e tenera Alisa della vittoria giovani a Sanremo.

Anche per chi ama la house come me, “Sincerità” è una ventata di freschezza canora. E Arisa ne è la musa.

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Spenti gli echi sanremesi, ora si guarda alle vendite e ai gradimenti del pubblico acquirente della musica. Ottima performance per il trio Pupo, Belli, Ndour, sul sitodi I Tunes, dove il loro brano “L’Opportunità” risulta essere uno dei brani più scaricati, superando Dolcenera, James Morrison, Malika Ayane e persino i Depeche Mode, e piazzandosi al quarto posto.

Il brano fa parte anche di un omonimo album uscito in questi giorni e che andrà a sostenere un progetto benefico a favore della Fondazione Parco della Mistica, una Onlus che intende realizzare il Campus Produttivo della Legalità e Solidarietà in un’area vicino a Roma. Nell’album, oltre ai tre bravi artisti, partecipano anche altri cantanti come Gigi D’Alessio, Sal Da Vinci, Gianni Morandi, Marco Masini e altri del calibro di Raoul Bova e Neri Marcorè.

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img370Nessun break even tra investimenti e ricavi all’ultimo Festival di Sanremo. Insomma, record di ascolti ma languidume sui conti che segnano rosso. Pagati e soddisfatti tutti, i ricavi registrano 4 milioni e mezzo di euro in passivo a fronte di un investimento totale pari a 20 milioni di euro. Nove di questi son finiti nel bilancio del Comune dove si è tenuta la gara canora e l’apporto pubblicitario è stato di quasi 16 milioni. Resta quel divario tra tra i costi industriali e i ricavi.

Davanti alle cifre, allora, vien da ricordare quel che dichiarò il direttore generale di mamma Rai, Cappon, proprio davanti alle altre cifre degli ascolti nei giorni sanremesi: gaudio e gioia, anche per il  cospicuo  emolumento a  Bonolis, sicuro che anche quest’ultimo avrebbe ripagato con gli interessi  la tv di Stato.  Da parte della Sipra, la concessionaria pubblicitaria, fanno sapere  di non aver proprio nulla da rimproverarsi, anche se personalmente credo che anche in Rai non  siano poi così angustiati  del mancato  introito.

La stranezza (ma non poi tanta) è che la versione festivaliera a guida Baudo ha avuto circa 3 milioni e mezzo di pubblico in meno ma 2 milioni e mezzo in più rispetto a Bonolis di ricavi pubblicitari. Insomma, gli inserzionisti di ritengono soddisfatti per la buona qualità del prodotto dove sono andati a investire; lo stesso per presentatori ed ospiti e Sipra. Ma mamma Rai?  Nessun problema, ci siamo noi con il canone.

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img373Al suo arrivo sull’arena di X Factor, Morgan si copre il viso con la mano, perplesso e divertito. Ma i tre giurati della gara canora sul 2 non potranno giudicarla; lei, Arisa, ha vinto da aliena l’alienante Sanremo ed è lì come ospite. A sentirla, sembra una bambina adulta che gioca ancora  ad un trionfo da Zecchino d’Oro, ma poi, quelle poche parole che dice sono  di senso compiuto e un tantino intelligenti.   Così, proprio come  novelli  mutanti,  la piazza e il video sono solo per i primi: “resteranno solo loro”.

Vedere Marco Carta al TG1 delle venti e in collegamento da Milano, Arisa, sembra che abbiano portato i bambini a vedere il complesso giocattolo televisivo, tanto che l’imbonitore-giornalista, chiede ai due di intonare  un breve stornello delle loro  canzoncine.  Meno male che non  li hanno scelte come sigle finali!

Peccato che X Factor abbia a vedersela col GF di Canale 5, ovvero meglio guardare dal buco della serrature cosa combinano i ragazzi-attori che sentire nuovi volti musicali, guidati magistralmente da Facchinetti e messi sotto la scure da una discografica, da un cantante e da un volto televisivo. Lo spettacolo è assicurato, meno gli ascolti.

Non sono uno che vota, che televota; non capisco perché devo far ingrassare le già tanto opulente casse delle aziende telefoniche e inoltre non ho alcuna garanzia che il mio voto venga conteggiato e non manipolato. Quindi, anche i più bravi, che si arrangino alle forche caudine dei tre giurati e di quelli del televoto di famiglia ed amici. E di ugole brave e preparate ce ne sono da far impallidire i tanti big che si sono prostrati sul palco dell’Ariston. Del resto, è da X Factor che è uscita, in successo,  una bella voce come  quella  di  Giusi Ferrero.

Spenti i riflettori, intascati i lauti guadagni, la musica prosegue dall’ammiraglia Rai al secondo canale: più briosa, appassionata, incandescente. Onore a Francesco Facchinetti, figlio Pooh, bravo, spigliato, fibrillante come presentatore con ottimo pathos.  Il buon Bonolis si guardi le spalle da altri ottimi , nascenti mattatori televisivi.  E sul banco dei giurati, l’istrione  Morgan, che chissà cosa ingurgita  dalle lattine,  riesce  a far smarrire  un finto, troppo spesso buonismo alle sue due colleghe.

Forse Sanremo dovrebbe partire da X Factor. O X Factor diventare la nuova culla sanremese.

Almeno per le nuove proposte.

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cartaChi avrebbe potuto vincere non ha vinto; i gusti son gusti e i voti, in particolare quelli sanremesi, non sono certo la rappresentazione di un Paese nei suoi gusti, nelle sue ragioni, nelle sue battaglie civili.

La vittoria del bel Marco Carta, vincitore di “Amici” racconta un’Italia di ragazzine urlanti davanti al loro ennesimo idolo, forse non la musica nè il testo, ma il piacere di un ragazzo icona di un’altra trasmissione urleggiante che – ma nessuno lo dice – piace tantissimo anche ai gay per via di ragazzi aitanti e molto belli, con il loro fresco profumo di vita e le loro doti artistiche. Marco ha cantato una bella canzone e mi auguro e spero questa vittoria lo possa aiutare nel cammino del successo; ma poi, ognuno di noi può dire che magari era più bella quella di Mario Lavezzi o addirittura le escluse. Meccanismi perversi di votazioni chissà quanto rappresentative del gusto del pubblico .

In tutto questo ghirigori di un’Italia che desiderava per alcuni giorni dimenticare l’Italia dei problemi quotidiani, anche le polemiche sulla generosissima parcella a Bonolis ma anche ad altri e anche a coloro che questo festival non lo hanno vissuto da protagonisti ma lo hanno presentato le passate edizioni. Non so quanto possa giustificare bravura e quant’altro di fronte a cifre cxhe per alcuni neppure la vita basta. E poi quel caso tanto, troppo dibattuto di un cantanticchio di nome Povia; strano anche ad essere stato abilitato al secondo posto un tizio che invece di cantare, predica e alza cartelli miseri di messaggi. Le urla in sala e i voti sono in completa dissonanza con i boati di applausi a Benigni. C’est l’Italia!

Hanno chiesto al presidente della Puglia, Nichi Vendola, un commento a tutto questo. Ecco cosa ha detto: Secondo Franco Grillini la vittoria di Povia significherebbe «che si può essere omofobici senza pagare particolare dazio ». È d’accordo? «No. Penso che non bisogna far girare la ruota di queste polemiche all’infinito. Ricordiamoci che parliamo di canzonette, e comunque quella di Povia non segnerà la storia della musica italiana. Il festival per me l’ha già vinto Roberto Benigni, che con la sua magistrale lettura di Oscar Wilde ha sepolto qualunque pregiudizio e ignoranza».

Non credo serva altra scrittura se non un altra considerazione. Dicono che alla manifestazione di sabato dei lavoratori della Fiat di Pomigliano, si sia imbattuto anche il canticchiatore Povia. I lavoratori hanno chiesto la sua solidarietà, ma lui risponde: “Siete pochi, non vi sostengo”. Ora, nel Paese dove si dice tutto e si smentisce tutto, Povia, tranquillamente potrà dire che la sua era una battuta. A me sembra una infelice, misera, stupida battuta, nonostante il suo secondo posto.

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Ci hanno messo lo zampino i soliti guastafeste di “Striscia la notizia” e ora la Fimi, Federazione Industria Musica Italia, ha chiesto alla Rai di sospendere la procedura delle televotazioni in attesa di chiarimenti. Chiarimenti che, secondo il presidente Enzo Mazza, dovrebbero avvenire con una indagine chiesta alla Guardia di Finanza per accertare che non ci siano dubbi, sospetti e poca chiarezza.

Intanto Bonolis, nonostante la sfida di “Amici” gongola sui dati auditel della seconda serata. Nella prima parte, infatti, la kermesse canora ha registrato 12.399.000 teledipendenti festivalieri con un 41,60 per cento di share; scesi fisiologicamente a poco più di 7 milioni nella seconda serata della gara canora. Su Canale 5, a vedere i maestri e i ragazzi litigare tra loro, sono stati poco più di 4 milioni di telespettatori. Insomma, come aveva platealmente detto ieri sera Bonolis, calpestando, antiiattura, il palco come un zerbino, “altro che festival morto”.

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