No, dico sul serio! Aveva ragione il ministro forzista, Claudio Scajola a dare dei gufi menagrami a quelli di Confindustria. Non penserete davvero che la presidente Marcegaglia è passata dalla spesa a domicilio a quella discount; o dalle Tod’s alle scarpe vendute alla rinfusa su una bancarella a 30 euro. E’ una guerra di quartiere, di quartieroni, di città, di Stati. Forse le potenti lobby economiche e finanziarie ci vogliono far provare i brividi del ’29 e quel “comunista” di Obama che vuol far pagare più tasse ai ricconi per dare assistenza sanitaria a tutti gli americani. Ma chi si crede, Madre Teresa?
Sì, dai, pessimisti incalliti, rematori contro, non vedete che tutto questo travaglio è lontano dalla nostra bella, prosperosa Italia? Sì, dai, è normale che qualcosa da noi accada per via, magari, della globalizzazione senza regole, ma sono quisquiglie, pinzillacchere! Ma insomma, in quale paese un barbiere che svolge in proprio lavoro all’interno di un Parlamento prende, dopo un pochetto di anni, uno stipendio che sfiora o supera i 100 mila euro l’anno? Dove un autista “blu”, dopo 35 anni di onorato servizio, porta a casa uno stipendio lordo che sfiora i 10 mila euro mensili? Dai, vedete che non stiamo tanto male! D’accordo, non tutti possiamo fare i barbieri o gli autisti al servizio dei servitori dello Stato, ma mica solo loro. Anche i servitori serviti si privilegiano o si autoprivilegiano.
L’inchiesta odierna di Repubblica la sconsiglio ai tanti milioni di incazzati del nostro prosperoso paese; ai cassintegrati, a chi ha perso o sta per perdere il proprio posto di lavoro che significa anche perdere parte della propria dignità e del diritto a vivere bene. Insomma, pare cha tutti, salvo un ben nutrito numero di cittadini, abbiamo sbagliato tutto nella vita: dovevamo fare i barbieri o gli sutisti “istituzionali” o alla bellepeggio buttarci in politica dove in Veneto o in Sicilia hai addirittura 5 mila euro per le spese di lutto. Pazzesco!
Oh god, vedi?, anch’io mi son lasciato prendere dall’enfasi distruttiva della crisi. Che si può star bene, meglio, ancora di più del narrabile, si può, sì che si può. C’è una persona, ma non credo sia il solo, che mentre importantissime società estere crollano sotto il peso finanziario debitorio; banche che non sanno come rientrare dei loro prestiti e, insomma, qualcuno forse se l’è cercata; lui, grande grandissimo, attraverso alcune sue holding ha guadagnato il 50 per cento in più dello scorso anno: 159.335.953 euro e 92 centesimi. E piace da impazzire anche a qualche cassintegrato. Indovinate chi è?
Ecco: basta con i piagnistei. Se ci si mette di buona lena, come ha fatto lui, con i compari giusti, la crisi è solo un bell’argomento da esibire in una tavola imbandita su candidi teli di lino. The show must go on!
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